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  • Immagine del redattoreSara Robin

Forme di fede


Il mio maestro dice spesso "appoggiati alla vita e la vita ti sostiene". Lo dice per riassumere un concetto che non appartiene solo al canto in senso stretto, ma come la voce stessa insegna, funziona un po' per tutto. Io da iper realista convinta fatico moltissimo a starci dentro. La questione dell'affidarsi, dell'affidarsi alla vita è un nervo scoperto, nonché il fulcro della mia ricerca con-e-sulla voce. Superfluo dire che in questi ultimi giorni qualsiasi alito o gesto si sia completamente congelato, paralizzato. Mi ritrovo in una situazione in cui c'è stata un'escalation di eventi e notizie piuttosto importanti, con l'impossibilità di esprimere il mio "pragmatismo tipico del toro" e sono in un certo senso costretta a fare solo da spettatrice ai miei pensieri, alla solitudine e a tutto ciò che sta succedendo. Nessuna forma d'arte salverà nessuno. Né tantomeno slogan o scritte sui social. Avevo letto da qualche parte che questa sarebbe stata la fase della fede, cosa che a questo punto mi sembra davvero l'unica risposta sensata, seppur da non credente nel senso religioso del termine. Oggi allora ho esercitato il suono.

Non il canto. Ho avuto bisogno di togliere tanto di quello che mi si era congelato addosso in questi 3 giorni, in questi 2 anni, in tutta la vita... ho iniziato ad intravedere un Nucleo, nudo, spogliato dell'inutile. Tutto questo non salva nessuno e non cambia concretamente niente, ma se davvero questa è la fase della fede ed è l'unica cosa rimasta da fare, non ci resta che provare, ognuno con disarmante e disarmata sincerità, a trovare la propria forma della fede in attesa di una fase di pratica.

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