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  • Immagine del redattoreSara Robin

"sono io"



"Sono io: ma la mia voce è l'esistenza che nascondo" P. Neruda Per lungo tempo ho litigato con la mia voce. L'ho odiata profondamente, l'ho disconosciuta, l'ho violentata, l'ho accusata di non essere abbastanza forte, abbastanza libera, abbastanza leggera, abbastanza aggressiva, brillante, acuta, scura, graffiante... L'ho umiliata. Mi sono sentita umiliata e incapace. Eppure qualcosa mi ha sempre ricondotta da lei nonostante la sofferenza e l'insofferenza. Sono sempre ritornata con le ginocchia striscianti a terra e gli occhi gonfi, il broncio, il senso dell'abbandono misto a quello di colpa. Vivevo una sorta di bipartizione, un doppio monologo, una disputa: ero in due e credevo ad un certo punto che la questione fosse sopprimere una per lasciar vivere serena l'altra. Il fatto è che una non può vivere serena senza l'altra. Non può proprio vivere. Ho scoperto che la mia voce era "la mia bambina interiore": la pulsione creativa, vitale, la più totale onestà, l'istinto che ha sempre ragione, la pancia che respira e sostiene la narrazione. Ho segregato e ucciso tutto questo. Da quel momento ho iniziato a farle spazio, l'ho presa per mano e mi sono fatta condurre da lei verso tutto quello che non sono stata in grado di vedere e affrontare, per volontà o impossibilità, nel corso del lungo tempo. Le ho chiesto scusa e ho imparato un po' alla volta a giocare. Quando bambino interiore e adulto fanno pace la voce si completa, ricomincia a funzionare in armonia con il corpo e diventa un tutt'uno di cui è difficile non riconoscere l'autenticità. E' l'esistenza più vera che ritorna alla luce del sole. Non più una vecchia fotografia in bianco e nero impigliata nel proprio profondo.






1990, una piccola me già perplessa dalla vita.




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